Fyrom diventa Macedonia del Nord: il cambio nome apre le porte dell’Europa

 

Fyrom diventa Macedonia del Nord: il cambio nome apre le porte dell’Europa

 

Di Gianluca Ricci

 

Può sembrare incredibile, ma la definizione del nome di uno Stato rischia di metterne in crisi la sovranità e di fare lo stesso con la sovranità di uno Stato confinante. Accade di questi tempi in Grecia, dove dopo faticosissimi accordi con il governo macedone, si è accettato il compromesso di riconoscere lo Stato di Macedonia purché accompagnato dalla dicitura “del Nord”.

 

Elemento indispensabile per l’avvio delle procedure di ingresso dell’ex territorio jugoslavo nell’orbita dell’Unione europea. Una delle condizioni irrinunciabili, infatti, era stata quella di imporre una modifica del nome.

 

Per i greci di Macedonia ce n’è una e una sola e si tratta della regione all’interno dei loro confini nazionali che separa il mare Egeo dalla Bulgaria, quella, per intendersi, che il mitologico re Alessandro ha eternato per sempre grazie alle sue fantastiche imprese in giro per il mondo.

 

Alle orecchie dei greci sarebbe suonato come un sacrilegio che nel medesimo club di cui essi stessi sono membri fosse presente un socio con una denominazione simile. A Skopje il primo ministro ha passato guai seri a convincere i suoi concittadini, ma soprattutto i parlamentari della sua maggioranza, che la modifica del nome da Fyrom (Former Yugoslav Republic Of Macedonia) a Repubblica della Macedonia del Nord sarebbe stata più indolore della rinuncia a chiedere l’ingresso nell’Unione europea.

 

Dopo mesi di contestazioni e di minacce, il parlamento macedone ha approvato la modifica del nome, rilanciando la palla nel campo dei greci. Nonostante la buona volontà dimostrata dai vicini, la maggioranza dei cittadini però si è dichiarata contraria ad accettare questo compromesso, mettendo in difficoltà il governo di Tsipras, esposto agli attacchi spesso strumentali della destra e soprattutto dell’estrema destra.

 

Alla fine però il parlamento greco ha ratificato l’accordo, consentendo alla neonata Macedonia del Nord di giocarsi le sue carte per entrare a far parte dell’Europa più forte e potente (e più ricca).

 

Il problema legato al nome risale al 1991, quando la Macedonia si dichiarò indipendente dopo la dissoluzione della Jugoslavia e decise di assumere proprio quella denominazione. I greci accusarono i vicini di essersi appropriati di una tradizione e di un’identità culturale che non appartenevano loro solo per sfruttare il nome di Alessandro Magno, a cui paradossalmente era stato intitolato l’aeroporto di Skopje (oggi semplicemente aeroporto internazionale).

 

L’utilizzo di quel nome era stato interpretato come una minaccia bella e buona all’integrità territoriale greca, al punto che Atene rifiutò l’adesione della Macedonia alla Nato finché non si decise di chiamare il Paese Fyrom.

 

La faccenda è stata risolta il giorno in cui una persona di buon senso è salita al potere e ha dichiarato ufficialmente che si trattava di “un contenzioso senza senso, da risolvere rapidamente”.

 

In realtà è stato necessario più tempo del previsto, visto che le fazioni nazionaliste dell’uno e dell’altro Paese non erano disposte ad arretrare di un millimetro nella disputa: finalmente poi i due parlamenti hanno trovato la quadra e oggi greci e macedoni possono di nuovo guardarsi negli occhi senza digrignare i denti. In fondo Alessandro Magno non è un patrimonio né macedone né greco, ma dell’intera umanità.

 

20 frasi celebri sul cambiamento