Categoria: Kia Ora da Aotearoa!

Imbarazzo. Questa è forse la parola che meglio descrive lo stato d’animo che ci accompagna nella stesura di questo articolo di apertura alla nostra rubrica Kia Ora da Aotearoa! e di introduzione di noi stessi. Sì, imbarazzo. Difatti abbiamo una penna biro in mano e un foglio di carta, completamente bianco e pronto per essere riempito, di fronte a noi. Ma questa è solo l’apparenza: in realtà abbiamo un microfono in mano e siamo di fronte ad una vasta platea in trepidante attesa dell’inizio dello spettacolo. Cio’ sarebbe di per sè sufficiente per mettere una persona (o due) a disagio o, quantomeno, in difficoltà. Nel nostro caso la situazione è complicata dal fatto che la platea è costituita dai lettori di Voglioviverecosì e dal fatto che lo spettacolo è costituito da una rubrica-embrione.

Per quanto riguarda il primo punto, si tratta di un pubblico vastissimo, di nazionalità italiana, residente in ogni parte del globo terrestre e, soprattutto, eterogeneo. Difatti, a parte il cmmune denominatore “ho-vissuto-x-mesi-all’estero”, ogni persona ha la propria storia, il proprio percorso educativo, le proprie esperienze professionali, i propri interessi, la propria interpretazione della vita. Questi sono tutti aspetti che rendono una persona completamente diversa da, o addirttura incompatibile con, ogni altra. Di conseguenza diventa arduo per chiunque, figuriamoci per due ragazzi alle prime armi come noi, rivolgersi ad un pubblico sconosciuto, distante ed estremamente variegato come quello di Voglioviverecosì.

Il secondo ostacolo è dato dalla rubrica stessa: Kia Ora da Aotearoa! è ancora allo stato embrionale. La catena del DNA è formata e quindi i tratti salienti ci sono, e sono immodificabili, ma deve percorrere molta strada prima di giungere all’età adulta ed essere completa sotto ogni punto di vista. Cosa vogliamo dire con questo? Vogliamo semplicemente dire che nella nostra rubrica vi racconteremo del luogo in cui ci troviamo… Ah, non vi abbiamo ancora detto qual e’? Che sbadati! O forse mal organizzati! Ci troviamo nella terra dei Kiwi: la Nuova Zelanda! In quale città? Quanta fretta! E che impazienza! Non è indispensabile saperlo ora. Dunque… dove eravamo rimasti? Ah sì, in Kia Ora da Aotearoa! scriveremo sulla Nuova Zelanda cercando di dipingere un quadro, quanto più completo e veritiero possibile, di questo stato ai confini del mondo. Non vorremmo soffermarci troppo sulle persone incredibili che abbiamo incontrato -e che incontreremo- o sulle classiche esperienze e vicissittudini che accompagnano ogni persona che intraprende un qualsivoglia viaggio. Non vorremmo nemmeno dare troppo spazio ai posti meravigliosi che la natura Neozelandese offre o elencare informazioni che sono facilmente reperibili in internet o nella maggior parte delle guide turistiche. Sarebbe, a nostro avviso, piuttosto ripetitivo e quindi inutile. Non vorremmo, infine, mettere in cattiva luce l’Italia, sottolineando solo i suoi lati neri. Riteniamo facile, comodo ed ingiusto lasciare l’Italia per un altro paese e ricordare solo il peggio che la stessa può offrire, dimenticando che l’Italia è data dagli italiani. Quindi anche da noi. Da voi. Che differenza c’è tra un italiano che rimane in Italia e si lamenta e un italiano che espatria e si lamenta? Nessuna, se non il fatto che l’espatriato ha forse ancora meno titolo per lamentarsi: l’hai lasciata, hai un nuovo amore, perchè ti interessi e ti preoccupi ancora di quello vecchio? Il difficile è forse lasciare la propria patria, vivere un’esperienza all’estero, diventare consapevoli delle cose che si possono migliorare e tornare a casa per condividere questo con altri italiani e provare a migliorare un po’ alla volta quello che non funziona.

Forse ci stiamo dilungando troppo su quello che Kia Ora da Aotearoa! non vuole essere e con ogni probabilità molti di voi si saranno già addormentati o avranno chiuso questa pagina. Per i più coraggiosi, ora vEniamo a quello che vorremmo scrivere. Ci piacerebbe poter evidenziare quelli che sono gli aspetti culturali, politici e sociali che maggiormente caratterizzano la Nuova Zelanda. Ci piacerebbe condividere con voi alcuni episodi di vita concreta che abbiamo vissuto, personalmente o attraverso terzi, con la speranza che possano essere una fonte di informazione vera e tangibile per chiunque abbia intenzione di affrontare un’esperienza di vita qui. Ci piacerebbe smentire, con esempi e casi reali, alcune affermazioni che si trovano in siti internet, anche quotati ed attendibili. Un esempio per tutti? Il Working Holiday Visa e la (non) facilità nel trovare lavoro. Questo sarà un argomento che affronteremo in uno dei nostri articoli. Ci piacerebbe analizzare gli aspetti positivi di questo stato e non nascondere quelli negativi. Ci piacerebbe fornire spunti per una critica costruttiva nei confronti dell’Italia, per poterla davvero cambiare dove va cambiata. Cercheremo di fare tutto questo alternando articoli più strutturati e seri ad articoli più ironici e scorrevoli e, soprattutto cercheremo di scrivere con la massima oggettività possibile. Naturalmente ci saranno momenti in cui i nostri “Io interiori” emergeranno in maniera prepotente, ma crediamo che questo sia inevitabile: scriviamo quello che vediamo attraverso gli occhi, i nostri occhi, non i vostri o i loro. Un ruolo fondamentale, infine, sarà il vostro: in base ai vostri riscontri (o assenza di riscontri) cercheremo di adattare e tarare, per quanto possibile, la nostra rubrica alle esigenze e preferenze di voi lettori. Ovviamente senza intervenire sul suo DNA. Abbiamo, pertanto, bisogno del vostro aiuto per far crescere e migliorare Kia Ora da Aotearoa!.

Perciò, prima di lasciarvi, è forse opportuno che abbiate qualche dato su di noi e sulla nostra storia, in modo che possiate aver un’idea di come sono gli occhi che vi racconteranno la Nuova Zelanda. Siamo un ragazzo e una ragazza, rispettivamente di 27 e 29 anni, provenienti dalla ricca o produttiva provincia di Treviso, dove la normalità è data dal lavorare, lavorare e ancora lavorare. Forse vi deluderemo nel dirvi che questa ossessione per il lavoro, sgnificativamente presente nel nord est della penisola italiana, appartiene in parte anche a noi. Non siamo propriamente ossessionati dal lavoro, ma un po’ malati forse si’: se non lavoriamo, o lavoriamo poco, ci sentiamo subito in colpa o degli inetti. Brutta malattia! In Italia avevamo entrambi un lavoro: piuttosto sicuro, retribuito, rispecchiante i nostri percorsi di studio (Laurea in Economia con indirizzo marketing e comunicazione lui, Laurea in Giurisprudenza io) e fonte di soddisfazioni personali. Avevamo una buona cerchia di amici, due ottime famiglie, lo sport e i nostri interessi. Inoltre ci piaceva il luogo dove eravamo cresciuti: una cittadina non caotica tra meravigliose colline e vigneti a un’ora dal mare e a un’ora dalle montagne. Perchè allora lo scorso gennaio abbiamo deciso di licenziarci, di lasciare amici e famiglia e di andarcene dall’Italia? Perchè quando sentivamo un coetaneo tedesco, con un percorso formative simile al nostro, parlare inglese, ci accorgevamo di quanto migliore fosse il suo inglese rispetto al nostro. Perche’ troppi nostri amici non riusciavano a trovare un lavoro. Perchè la sItuazione economica italiana era (ed è) stagnate e senza segnali di reale ripresa. Perchè il mondo del lavoro non è piu’ verde-bianco-rosso, ma ha inevitabili dimensioni europee. Perchè la concorrenza è spietata. Quindi non siamo partiti certo per fare una lunga vacanza o per staccare la spina per un anno, siamo partiti per investire nel nostro futuro: diventare quanto piu’ fluenti possibili in inglese, cercare di avere un’esperienza professionale, possibilmente qualificata, all’estero, mettere alla prova noi stessi migliorando alcune abilità nascoste o costruendone delle nuove, osservare modi differenti di vivere e operare, essere flessibili. Sono tutte carte che crediamo potremo giocarci un domani e che potrebbero, ci auguriamo, fare la differenza quando torneremo a casa, in Europa, e saremo alla ricerca di un lavoro e, anche e soprattutto, quando lo avremo trovato. Vedremo come va!

Ultimissima cosa. Non vi abbiamo ancora detto come ci chiamiamo… non è una dimenticanza, è intenzionale. Consapevoli di non avere capacita’ di scrittura fuori dal commune, siamo costretti a sfruttare ogni piccolo strumento a disposizione per creare un minimo di suspance e attirare la vostra attenzione. Comprensibile, no? Quindi per ora accontentatevi delle iniziali dei nostri nomi e di una nostra foto di spalle. La prossima volta, nella speranza di poter contare nuovamente sul vostro tempo e sulla vostra pazienza, vi sveleremo i nostri nomi e, forse, i nostri volti!

A presto, seguiteci numerosi!
W. e I.
ire.rosolen@alice.it