Tutti in Fattoria: nella Granja ecologica di Armando e Teresa (Lujan de Cuyo, Mendoza, Argentina)

 

 

Siamo a Mendoza, in Argentina. Armando e Teresa ci stanno aspettando. Siamo alla stazione dei bus e tra meno di 30 minuti saremo in fattoria.

 

Si tratta di una fattoria ecologica, vale a dire che i prodotti sono ottenuti in maniera del tutto naturale (secondo i tempi che la natura impone) e che tutto ciò che si produce, ma proprio tutto specie gli “scarti”, vengono reimpiegati nel cosiddetto processo produttivo. Morale: se si rispetta una produzione secondo natura, gli scarti/sprechi si azzerano e i prodotti sono genuini al 100%. Questo spiega anche un altro “mistero”: le coltivazioni biologiche non hanno costi di lavorazione più alti delle coltivazioni “normali” (ovvero industriali/chimiche), semmai più bassi, ma allora come mai i prodotti “bio” hanno dei prezzi sempre più alti dei prodotti “normali”. Il punto è che a parità di terra coltivata, con una coltivazione naturale (Bio) si ottiene tra il 30% e il 50% dei prodotti in meno se la stessa terra si coltivasse in maniera “industriale/chimica” ovvero intensiva. Ecco che chi fa colture “bio”, rinuncia ai guadagni più alti che certamente avrebbe se facesse anche’egli coltivazioni intensive (industriali/chimiche) quindi non è lui ad avere un prezzo più alto per i suoi ortaggi ma sono i coltivatori intensivi ad avere prezzi più bassi. Il paradosso dei nostri giorni è che il coltivatore “bio” diventa l’eccezione, la nicchia, una specialità, mentre la regola la fa il coltivatore intensivo. In breve, viviamo in modo innaturale. Certo il mercato lo fa la domanda, quindi se tutti iniziassimo ad acquistare più prodotti “bio” a scapito di quelli ottenuti da coltivazioni “intensive”, anche questi ultimi, vedendo che nessuno acquista più i loro prodotti si troverebbero costretti a convertire le proprie coltivazioni intensive in coltivazioni “bio”, ovvero naturali con una conseguente generalizzata diminuzione dei prezzi medi al consumo. Ma questo non è il caso di Armando e Teresa che impiegano il loro ettaro di terra per il puro piacere di offrire a familiari e amici i prodotti genuini che madre terra gli permette di coltivare.

 

 

Bussiamo alla loro porta alle 6 di pomeriggio, ci fanno accomodare, ci servono la “media tarde” (la merenda della 5) e iniziamo a conoscerci meglio, si perché fino a quel momento gli unici contatti che avevamo avuto erano stati via mail. Moglie e marito sui 65 anni, vivono da soli (si fa per dire) nella più classica delle casette che a un bambino verrebbe in mente di disegnare. Lei casalinga, lui pensionato, ha lavorato per tanti anni nella YPG, raffineria di Mendoza di proprietà della spagnola Repsol. Hanno 3 figli: il primogenito ha preso il posto del padre nella YPG, la seconda ha un negozio che vende pancho (deliziosi hot dog) e l’ultimo sta facendo un dottorato in fisica a San Juan (200km a nord di Mendoza). Hanno 2 cani, 10 papere con un seguito di 15 patitos (paperotti nati da non più di 2 settimane), 2 iandù (simili a struzzi), galline, 3 galli (di cui uno vecchio che avremmo l’onore di saggiare in un delizioso brodo di li a 1 settimana), 2 capre (mamma e piccolo), una decina di conigli. Coltivano cipolle, noci, insalata, cavoli, e quel che conta più di tutto pura uva Malbec per fare il miglior vino che abbia mai bevuto.

 

Se qualcuno di voi si stesse chiedendo come abbiamo avuto il contatto di Armando di Teresa, la risposta è WOOFING. Curiosando sul web mi sono imbattuto in questa organizzazione. Il Woofing è un network internazionale che mette in contatto volontari con proprietari di fattorie biologiche che hanno bisogno di aiuto (manodopera). Il volontario aiuta il fattore a portare avanti la fattoria in cambio di cibo e alloggio, in più si sperimenta il piacere di condividere uno stile di vita “diverso”, certamente più sostenibile e se siete fortunati un’arricchimento culturale reciproco. Basta iscriversi al sito, associarsi con una piccola quota di circa 20$ (15€) con cui si compra il diritto di ricevere la lista delle fattoria da contattare, il tutto ha validità annuale. Figo no? Vivere in una fattoria, prestare il proprio lavoro, il sudore della fronte, zappando, potando, innaffiando, in cambio di vitto e alloggio. Queste erano le premesse. Quello che non potevamo sapere era che la vita con Armando e Teresa sarebbe stata incredibilmente piacevole oltre ogni aspettativa.

 

 

Ecco la nostra giornata tipo: colazione per le 8:30, dalle 10 alle 14 si lavora la terra, si da da mangiare agli animali, si potano le piante, si seminano alberelli di noce etc. Finalmente arriva ora di pranzo. Teresa ci viziava con dei manicaretti deliziosi e il pranzo, come la cena, era regolarmente innaffiato dal vino malbec di produzione propria. Dopo pranzo Armando era impegnato con la siesta e noi potevamo fare un pò ciò che più ci andava. Si riprendeva il lavoro verso le 18, ma non prima della media tarde (merenda delle 5 a base di pane fatto in casa con marmellata, formaggio e thè). Lavoravamo quindi fino alle 20, quindi doccia e cena. Quello era il momento in cui lo scambio culturale dava il meglio di se, si andava dall’argentina della dittatura militare ai disegni socio-economici globali, dal tango alla cinematografia di Chaplin. Nel fine settimana, ci portavano ora a trovare i figli ora a pranzo da amici. Josè era su tutti il mio preferito: dirigente della YPG, aveva una casa con 5 ettari di terra coltivata a noci assieme ad una vera vigna, un capannone con la strumentazione per fare vendemmia e fermentazione più una vera e propria cantina. Subito dopo gli anni della forte svalutazione del Peso argentino e della crisi economica argentina, Josè aveva deciso di investire i risparmi in una mini azienda vinicola, aveva comprato la terra, i macchinari per la spremitura e fermentazione dell’uva e aveva costruito una cantina rispettabilissima. Producono Bonarda e uva Malbec.

 

Con Armando e Teresa siamo restati qualche settimana ma sarebbero potuti essere mesi. E’ stato l’unico periodo dalla partenza in cui abbiamo messo su qualche kg, nonostante tutto il lavoro fisico (a dire il vero ben poca cosa rispetto ad una tipica giornata in viaggio zaino in spalla).

 

 

Consigliamo fortemente un’esperienza simile, meglio ancora se vissuta lontano da casa. La nostra è stata indimenticabile. Da un lato e innanzitutto grazie alla famiglia Nazarro che ci ha accolto come dei figli, dall’altro grazie all’Argentina che è stato il paese in cui ci siamo trovati meglio: terre antiche e selvagge battute da forti venti spesso gelidi, gente affabile e sorridente, ospitale, sempre disposta ad aiutarci e a raccontarci la propria storia. Qui abbiamo incontrato molte persone ricche di vita, persone che non si sono mai tirate indietro, gente con cui spesso condividevamo l’origine. Infatti, quasi tutti gli argentini che abbiamo conosciuto discendevano da italiani emigrati a inizio ‘900 dall’Italia. Di solito ci sentivamo dire “Mio nonno era italiano” e Armando non faceva eccezione. Suo nonno era italiano, si era trasferito a Mendoza dall’Aquila. Sono state le montagne, l’affinità climatica, e una terra prospera e ricca ad attrarre gli aquilani a Mendoza, almeno così ci aveva raccontato Armando.

 

Pierluigi e Melissa 

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