Kottbusser Tor, il cuore di Berlino

 

Kottbusser Tor é una piazza nel cuore di Kreuzberg, uno dei quartieri più famosi di Berlino. Molti affettuosamente la chiamano Kotti, il che fa un po’ ridere visto che in tedesco Kott vuol dire escremento.

 

Kotti é prima di tutto uno snodo importante per il traffico: la linea U1 della metropolitana, quella sopraelevata, taglia la piazza a metà, mentre la linea U8 allarga i suoi cunicoli sottoterra. Attorno al pilone centrale della metropolitana si snoda una grande rotonda, trafficatissima a qualsiasi ora, mentre di fianco alla strada si stende il marciapiedi, un’ampia colata di cemento che fa da letto al fiume di passanti, quasi mai in secca. Oltre, una fila di palazzotti bassi e prefabbricati dietro ai quali troneggiano caseggiati popolari da dieci piani l’uno, veri e propri alveari dentro ai quali si concentra una grossa fetta della comunità turca di Berlino.

A Kottbusser Tor la parola d’ordine è rimanere aperti ad oltranza: gli Imbiss, i ristoranti veloci in cui si può mangiare a qualsiasi ora, si nascondono dietro grandi insegne al neon e di notte sembra di stare a Las Vegas. Il cibo ufficiale qui é il Döner Kebab, ormai diffuso anche in Italia, un grande cilindro di carne rotante da tagliare a striscioline e con cui imbottire panini, comodi da portare via e da divorare mentre si raggiunge il prossimo bar o il prossimo club. I Döner vengono imbottiti fino all’inverosimile e mangiarli camminando é un’arte di cui pochi sono maestri, per questo le strade qui intorno sono pericolosamente unte, seminate di pezzetti di carne e d’insalata e minate dalle bucce dei semi di zucca che i turchi masticano continuamente.

 

L’odore di Kotti cambia a seconda dell’altezza rispetto al suolo: sottoterra, nei cunicoli della metro, puzza di plastica bruciata, benzina, disinfettante, prodotti da forno e alcool vecchio. A livello del suolo, un mix di grasso di cottura dei Döner, gas di scarico, piscio e, a seconda delle persone che ti passano di fianco, pesanti profumi arabi, l’ultima fragranza di qualche designer, deodoranti aggressivi da supermercato o quell’odore dolciastro e disgustoso che si portano addosso i barboni. Nei baretti trendy della zona, quasi tutti concentrati al primo piano dei prefabbricati, il fumo delle sigarette copre pietoso ogni altro tipo di odore. Al di sopra tutto questo, effluvi di cipolla fritta e di melanzane bollite dalle cucine dei bilocali delle famiglie turche.

Il pubblico della zona é quanto di più misto ci si possa immaginare: turchi di prima, seconda e terza generazione; zie e gli zii ecologici, come li chiamano qui, quelli che trent’anni fa occupavano le case qui intorno e che oggi continuano a vivere nella zona; giovani mamme, cappuccio in testa, culo sulla bici e bimbo nel seggiolino; infine gli eroinomani, perennemente stazionati sul lato della piazza che dà sulla Ritterstrasse, eredi diretti di Christiane F. e dei suoi amici dello zoo, sempre un po’ storti sulle gambe, sempre in attesa di qualcuno che porti qualcosa. Altro gruppo molto nutrito sono i turisti, ma non quelli con cappellino, bermuda e macchina fotografica, bensì ragazzi e ragazze molto alla moda che vengono a Berlino per vivere le lunghe notti della techno e che spesso cominciano i loro pellegrinaggi notturni qui intorno.

 

Se cinque anni fa vivere qui era una disgrazia, adesso é cool. La gentrificazione che da anni ha investito Kreuzberg sta allungando la zampa anche su Kotti, facendo crescere rapidamente gli affitti. Le famiglie turche, i disoccupati, i junkie, insomma la maggior parte dei vecchi abitanti della zona potrebbero essere costretti ad andarsene. Ma non é detto.

La lotta é appena cominciata.

 

Elisa Menozzi

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