Paris toujours Paris

 

Claudio Mancini, nonostante sia nato a Parigi da padre italiano, emigrato negli anni ‘50 e da madre italo francese, non ha mai dimenticato gli odori, i colori e i sapori dell’Italia, sua terra d’origine. La sua passione per gli oggetti d’epoca e per la moda, l’hanno spinto ad aprire un negozio di abbigliamento vintage, nel cuore del quartiere storico del Marais, uno dei quartieri maggiormente apprezzati di Parigi, punto d’ incontro di differenti culture e comunità, di intellettuali e di artisti, circondato da piazze, vicoli medioevali, palazzi del Seicento e negozi raffinati.

 

 

Claudio ci racconti com’è nata l’idea di aprire un negozio di abbigliamento vintage?

 

Ho sempre avuto grande interesse per la moda in generale (tanto da cercare di lavorarci come stilista da ventenne) e per gli oggetti d’epoca in particolare. Prima di svolgere quest’attività, ho fatto il traduttore per più di una decina d’anni, sfruttando un buon bilinguismo sviluppato fin dalla prima infanzia, grazie ad entrambi i miei genitori. Essendo appassionato di opera, mi ero specializzato nel campo della librettistica per case editrici specializzate. E’ stata la mia compagna, un giorno, a convincermi a vendere su un mercatino dell’usato un po’ delle tante cose che andavo accumulando per casa…! Sono stato preso immediatamente dal fascino della cosa e, di mercatino in mercatino, ho deciso di abbandonare la precedente attività (che non mi fruttava molto) e di prendere un negozio in affitto, così da porre fine alla precarietà dei mercatini a cielo aperto (a Parigi piove spesso!!). Ho trovato un bel posticino nel cuore del quartiere storico del Marais e non ho mai rimpianto la mia scelta, anche se la crisi di certo non aiuta quando si vendono cose “inutili”!!

 

 

Chi sono i clienti che frequentano il tuo negozio?

 

La mia clientela è molto varia: direi che è costituita in primis da donne giovani (dai 20 ai 40 anni) dal look molto urbano, alla ricerca di vestiti o accessori da abbinare a mises più attuali nel cosiddetto mix and match, che tanto va di moda oggigiorno. Poi ci sono i professionisti del mondo dello spettacolo (costumisti di teatro e cinema, che vengono a cercare dettagli d’epoca che facciano sembrare più veritiere le ricostituzioni di costumi che spesso sono costretti a fare. Tant’è vero che, molto difficilmente, si riesce a vestire tutti gli attori e le comparse di un film con veri abiti d’epoca…). Lavoro anche con gli stilisti di moda, alla ricerca di fonti d’ispirazione onde nutrire la loro (talvolta scarsa…!) creatività. Per quest’ultima categoria di clientela, prevale l’affitto, giacché le cose che prendono a nolo da me, servono solo per il tempo necessario a copiarne un dettaglio. Talvolta però, cedo le cose in noleggio anche a privati che desiderano vestirsi di tutto punto in stile retrò, per un’evenienza (feste da ballo, compleanni, infatti va molto di moda festeggiare i trent’anni vestendosi anni ’30 o matrimoni) ed in questo caso mi lasciano un assegno di cauzione pari al valore complessivo dei capi presi a nolo, che conservo a scopo di tutelarmi, fino al rientro della merce, che viene solitamente affittata sulla base di un quarto del prezzo di vendita, anche se poi effettuo sconti per un total look.

 

Hai incontrato delle difficoltà nell’avviamento della tua attività?

 

Non molto in verità e credo sarebbe ancora più facile se dovessi farlo oggi, giacché hanno istituito da poco una prassi di gran lunga più semplice per chi voglia mettersi in proprio, appunto per incoraggiare la piccola imprenditoria (il sistema si chiama appunto “auto-entreprenneur” e gode di molta fama da quando è stato creato alcuni anni fa, per la semplicità con la quale lo si può avviare ed interrompere a piacimento).

 

 

Si parla tanto della moda parigina, ma detto tra noi, tra la moda francese e quella italiana, qual è migliore?

 

Parigi indubbiamente dettò moda in tempi ormai più che remoti, specialmente nel periodo a cavallo fra l’Ottocento ed il Novecento, protraendo poi – pur andando man mano affievolendosi – tale predominio, per parte del XX° secolo, fino a lasciare sempre più spazio alla creatività d’ oltralpe. Oggi Parigi rimane una passerella di certo importante, ma non più egemoniaca e, se ad alto livello la Francese può vestire molto bene ed essere molto chic, nella mise quotidiana viene ampiamente battuta a parer mio (e non solo mio) dall’Italiana, che sfoggia uno spiccato senso del colore ed una creatività, nonché una raffinatezza, che non ha eguali.

 

Come passi le tue giornate dopo il lavoro?

 

Il mio lavoro non si ferma nel momento in cui abbasso la saracinesca. In quel momento s’interrompe la parte visibile e comincia quella che oserei definire la parte nascosta dell’iceberg, ossia la ricerca dei pezzi che poi verranno venduti o noleggiati in negozio, alla quale si aggiunge poi un’altra fase essenziale, il restauro degli oggetti (con la messa in opera di svariate tecniche). Però, dopo aver fatto tutto ciò (che può avvenire sia di sera che di mattina, poiché il negozio è aperto solo di pomeriggio), c’è comunque un po’ di vita sociale, essenzialmente trascorsa cenando con amici, prevalentemente a casa mia o altrui, oppure in famiglia.

 

Come si vive a Parigi?

 

Direi piuttosto bene, se si decide saggiamente di adottare la massima (valida peraltro ovunque) del “paese che vai, usanze che trovi”. Chiaramente i rapporti sociali non sono paragonabili a quelli italiani. Qui la gente è più chiusa, più restia a dare confidenza, però una volta aperta la porta di un francese, ci si trova molto spesso di fronte ad amicizie durature (forse più di quanto non lo siano quelle italiane, di seppur più agevole approccio). Rimane che “farci il buco” è difficile!! Per quanto riguarda il costo della vita, posso dire che, come tutte le capitali, Parigi è cara, soprattutto rispetto a città di provincia italiane. L’affitto minimo per un bilocale decente supera i 1.000 Euro mensili, per tagli più grandi si va tranquillamante dai 1.500 ai 2.500 ed oltre, con la possibilità però (qui molto in auge) di spartire con coaffituari un appartamento grande con stanza singola e condivisone degli spazi comuni. Più difficile, rimane trovare un appartamentino carino e ben situato, da usare da single… Per scovarne uno, giova molto il passaparola, con l’unico problema, appunto, che la parola non passa facilmente quando non si padroneggia la lingua!! Esistono diversi siti internet che fungono da tramite ed offrono aiuto a chi arriva e si sente un po’ spaesato. Per quanto riguarda il cibo, bisogna prediligere, se si vuole fare economia, i mercatini alimentari a cielo aperto che si trovano sparsi un po’ ovunque e dove è possibile fare una buona ed oculata spesa (prevalentamente nella zona Est di Parigi, più popolare).

 

 

Sapresti riassumere la cultura francese in tre parole?

 

Autostima (anche se esagerata e palesemente ereditata da un’epoca imperialista che appartiene al passato), rigidezza e qualità.

 

Cosa vorresti cambiare, se potessi?

 

Il rapporto quotidiano con l’altro, chiunque esso sia, per come è impostato ancora oggi, cioè nel palese rifiuto di “abbassarsi” ad incontrare l’altro. Ciò deriva essenzialmente, a parer mio, da una scarsa disponibilità nei confronti delle sofferenze altrui e specialmente di chi è stato costretto ad emigrare, dovuta appunto al fatto che i francesi non sono stati mai costretti a porgere la mano per chiedere lavoro in un Paese straniero. Ciò fa tutta la differenza di spirito e di approccio dell’esistenza, rispetto a chi si è dovuto chinare a chiedere per intere generazioni.

 

Sicuramente ti sentirai parte della realtà parigina?

 

Per ovvi motivi di nascita dovrei dire di sì e invece, sento a volte di aver ben poco in comune con i modi di fare dei parigini. Continua ancora a stupirmi la loro rigidezza mentale.

 

 

E dell’Italia che ricordi conservi?

 

Tutto! Non ho dimenticato niente degli odori, dei sapori, dei colori, dei suoni e, a volte, mi manca da morire, anche se probabilmente penso di idealizzarla un po’!!

 

Pensi di ritornarci un giorno?

 

Mai dire mai, ma credo sarebbe ben difficile, ora, buttare tutto all’aria e ritornare in Italia …anche se a volte non mi manca di certo la voglia…!!!

 

Per scrivere a Claudio:

cl**************@gm***.com

 

Le foto dell’intervista sono di Stefano Toscano:

www.stefanotoscano.com

 

 

A cura di Nicole Cascione