Economia e impresa in Norvegia

 

 

Prosegue il nostro viaggio nelle economie di alcuni paesi che, per motivi strutturali, politici e sociali, sembrano risentire meno della crisi globale, esplosa drammaticamente nell’ultimo anno. Non siamo economisti e forse proprio questo nostro status di outsider ci consente di avere una visione, forse più ingenua, ma scevra da sovrastrutture rigide, basate su criteri che, allo stato dei fatti, non sembrano essersi rivelati particolarmente vincenti. E nel nostro piccolo di persone semplicemente curiose di capire cosa avviene all’estero, non possiamo non porci una domanda: sarà un caso che i paesi più sofferenti siano quelli dell’area meridionale del Mediterraneo, cioè Italia, Spagna, Grecia e Portogallo? Quanto influisce la cultura, l’indole, il carattere di un popolo nella gestione della cosa pubblica e dell’economia? Ma questa domanda aprirebbe forse scenari troppo complessi anche se, indubbiamente, interessanti. Ancora una volta non vogliamo cadere nella facile tentazione di un acritico entusiasmo esterofilo, tanto fuorviante quanto provinciale, ma capire perché alcuni paesi, soprattutto dell’Europa del nord, sembrano meno esposti a fenomeni di decadimento economico e politico; e lasciamo stare le considerazioni rispetto al tipo di moneta, con tutto ciò che questo comporta. 

 

Oggi siamo in Norvegia e cerchiamo di capire cosa significhi fare impresa in quel paese e che contesto economico sia quello in cui si muovono gli imprenditori, grandi o piccoli. Intanto salta all’occhio come questo sia un paese che, fino ad ora, è stato capace di coniugare le regole del libero mercato con quelle di uno stato sociale funzionante ed efficiente, entrambi fattori importanti quando si parla di impresa. Vediamo brevemente quali sono i tipi di società prevalenti in Norvegia: abbiamo la Società a responsabilità limitata; La società per azioni e la filiale. La prima formula è quella prevalente su cui si organizzano imprese medie e piccole.  

 

 

Certo la Norvegia ha un sistema di tassazione piuttosto elevato ma, a fronte del quale, si hanno servizi eccellenti e un occhio di riguardo proprio per le imprese, con imposte più basse rispetto a quelle individuali e con tassi di imposta sui dividendi tra i più bassi. Il governo norvegese, pur prestando attenzione estrema alla presenza straniera in settori considerati strategici per l’economia, ha comunque dato vita ad una seria semplificazione normativa per gli investitori stranieri imponendo comunque il deposito dei bilanci al Registro delle Imprese. Semplificazione normativa che si contrappone ad una politica in cui gli incentivi fiscali sono limitati a zone, come il nord del paese, o a chi fa ricerca in settori considerati strategici ed essenziali. Un atteggiamento che forse può sembrare protezionistico ma che ha impedito che la Norvegia diventasse terra di conquista di un tipo di capitalismo che abbiamo visto fallimentare altrove. Per avere ulteriori informazioni su come avviare un’impresa in Norvegia consigliamo di consultare il link www.bedin.no/cwindex2eng.html.

Ma come sono i dati relativi all’economia norvegese? Il quadro macroeconomico disegnato dal Rapporto Paese Congiunto, relativo a tutto il 2011 parla di un aumento del PIL rispetto al 2010 oltre a previsioni di crescita anche per l’anno corrente e per il 2013. Grande importanza il settore energetico che ha portato risorse con cui il governo ha potuto intervenire nella spesa pubblica senza aumentare le tasse. Per quanto riguarda il commercio estero la Norvegia, nonostante la sua relativa "piccolezza" territoriale, ha un’apertura che, sempre secondo il rapporto sopra citato, arriva al 50%. I paesi verso cui maggiormente si orienta l’export della Norvegia sono la Gran Bretagna, i Paesi Bassi e la Germania. 

 

Una caratteristica oggettiva dell’economia e del mercato norvegese è la sua dimensione piuttosto limitata in termini di potenziali consumatori che ha ricadute soprattutto sul sistema distributivo, in cui la grande distribuzione la fa da padrone, limitando la presenza di negozi specializzati. Questa caratteristica può essere di qualche interesse per quegli italiani che volessero investire in punti vendita autonomi: il successo è difficile a meno che non si stia pensando all’apertura in Norvegia di punti vendita di marchi internazionali. Di un certo interesse può essere sapere che, nel 2011, la Norvegia ha aumentato le importazioni dall’Italia di questi prodotti: tecnologia avanzata; vini; prodotti chimici e cereali. Sempre secondo la fonte del Rapporto Paese Congiunto le aziende a capitale italiano operanti in Norvegia sono l’ENI Norge, la Becromal e, nel settore chimico, la Rescon Mapei. Ultimamente sono arrivate Merloni, iGuzzini, Ansaldo Breda e Datalogic. Ma i settori in cui sembrano esserci maggiori margini di intervento e collaborazione con imprenditori italiani vi sono quelli ad elevato contenuto tecnologico. 

Concludiamo questo breve viaggio nell’economia norvegese parlando del sistema fiscale del paese nordico. In Norvegia sono presenti due imposte sui redditi, una generale e una personale. La prima riguarda tutti i contribuenti e comprende i redditi da lavoro o da esercizio di impresa. Prevedono comunque alcune detrazioni piuttosto importanti come quelle che coinvolgo gli interessi passivi in caso di finanziamento. Il reddito sulle ditte individuali può contare su alcune deduzioni fino al 38% del reddito che non superi le 45000 corone. Per quanto riguarda i dividendi vi è una tassazione su quella porzione che eccede gli interessi che si potrebbero percepire sottoscrivendo, per esempio, titoli pubblici; questo per quanto riguarda le persone fisiche. Per ulteriori e approfondite informazioni sul sistema fiscale norvegese consultare il sito del Ministero delle finanze www.regjeringen.no/nb.html?id=4 e il sito del tax service www.skatteetaten.no 

 

A cura di Geraldine Meyer   

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