Tea, “Vi presento ‘Sipario’, il gioco da tavolo d’improvvisazione teatrale che ho inventato”

Tea, originaria di Palermo, ha scoperto “tardi” la sua passione per la recitazione. “Avevo 22 anni ed ero immersa negli studi in progettazione grafica a Urbino presso l’ISIA (istituto superiore industrie artistiche)” racconta la donna, “Notavo che affrontavo tutte le materie con un taglio performativo, inventandomi delle storie che interpretavo e con le quali creavo poi libri fotografici o vere e proprie performances.”

Da lì a iscriversi a un corso di teatro e poi a trasferirsi a Roma per studiare recitazione, il passo è stato breve. “Per me, quello dell’attrice non è un lavoro ma uno scopo” racconta Tea, “Fa parte di quella che sono”. Creativa, con mille idee e un estro come pochi, la donna ha creato un gioco da tavolo dedicato al teatro, chiamato “Sipario.”

Il gioco è nato dal suo desiderio di voler restituire agli altri ciò che aveva appreso studiando recitazione e dalla necessità di preparare la tesi di laurea in design. Dopo 6 mesi di lavoro ininterrotto, prove di partite in solitaria con dei peluches a mo’ di concorrenti e coinvolgendo, più avanti, gli amici, Tea ha lavorato al suo progetto per poi inviare mail a numerose case editrici. “Nessuna rispondeva, qualcuna mi ha detto che i giochi sul teatro non vendono” racconta la donna, “Ma, un giorno, mi ha risposto Giochi Uniti.”

E così, la casa editrice ha inserito Sipario nel suo catalogo, Tea ha potuto presentarlo al Lucca Comics ed è soddisfatta delle elevate vendite, “dentro di me, sentivo che avrebbe avuto successo, perché ho sempre visto la gente giocarci e divertirsi molto!”

Ciao Tea, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao a tutti! Mi chiamo Tea Bruno, ho 27 anni e sono nata in piena estate nella calda Palermo. Sono un’attrice e un’artista e mi appassiona tutto ciò che si può tradurre con il verbo inglese “play”: recitare, cantare, suonare e giocare.

Quando e come nasce la tua passione per la recitazione?

La mia passione per la recitazione nasce “tardi”. Avevo circa 22 anni ed ero immersa negli studi in progettazione grafica a Urbino presso l’ISIA (istituto superiore industrie artistiche).

Notavo che affrontavo tutte le materie con un taglio performativo, inventandomi delle storie che interpretavo e con le quali creavo poi libri fotografici o vere e proprie performances. Scoprii un corso di teatro, il CTU Cesare Questa diretto da Michele Pagliaroni, e m’iscrissi. Una volta a settimana attraversavo le colline innevate di Urbino per arrivare laggiù, con una voglia di recitare pazzesca e il cuore in gola. Capii che era ciò che volevo fare. 

Unendo la passione per la recitazione a quella per il design, hai creato “Sipario”, il primo gioco da tavolo dedicato al teatro. Ti va di raccontarci meglio come funziona il gioco?

“Sipario” è un gioco da tavolo d’improvvisazione teatrale. Si definisce nello specifico un party game perché è quel tipico gioco adatto a un gruppo di amici allargato e chiassoso, infatti si gioca da 4 giocatori fino a 10-12.

In ogni turno, un giocatore è chiamato a pescare delle carte dal mazzo Copione, che gli sveleranno il personaggio da interpretare e dei vincoli da rispettare durante la performance, segreti a tutti gli altri.

Sulla base di queste informazioni, un compagno da lui scelto lo affiancherà nella creazione di una scena totalmente improvvisata. La ciliegina sulla torta? L’ambientazione dell’improvvisazione verrà scelta tra quelle proposte dagli altri giocatori, che al termine della performance, proveranno anche a indovinare il contenuto delle carte Copione.

Come ti è venuta l’idea d’inventarlo?

È stata un po’ una questione di sopravvivenza: è sorto in me il desiderio di restituire agli altri l’esperienza di incredibile scoperta che avevo vissuto durante il corso di teatro e, nel frattempo, dovevo iniziare a lavorare alla mia tesi di laurea in design. Pensai di sfruttare il mio desiderio a tale scopo.

Mi chiesi, “qual è l’unico modo per generare un’esperienza d’improvvisazione teatrale a partire da un oggetto grafico, illustrato, da confezionare?” Mi diedi la risposta capendo che avrei potuto realizzare un gioco da tavolo! 

Puoi raccontarci meglio il “dietro le quinte” di questo procedimento?

Mi fa ridere la domanda perché, senza saperlo, hai scritto proprio “dietro le quinte”, che è stato il nome del primo prototipo del gioco che ho creato. Per creare “Sipario” ho lavorato ininterrottamente per sei mesi pieni (negli ultimi due, non ho proprio dormito). Sono partita dallo studio di game design, affrontando la lettura di alcuni tomi in inglese, interminabili ma utilissimi. Parallelamente, studiavo testi d’improvvisazione, drammaturgia e didattica per il teatro, poi giocavo ad altri giochi, giocavo tanto.

Appena mi sono sentita pronta, ho iniziato a mettere su una struttura e a immaginare dei round di gioco. Ragionavo dapprima in solitaria nella mia stanza, ipotizzando le mosse dei miei sfidanti, impersonificati, in quel momento, da dei peluches a forma di cane. Probabilmente i miei genitori, entrando in camera per avvisare che era pronta la cena, avranno pensato che ero totalmente pazza. 

Una volta creata una struttura di base, ho iniziato a coinvolgere i miei amici come cavie. Quasi come se fosse un procedimento ergonomico, ho cucito il gioco su misura della loro esperienza di divertimento. Messo a punto un sistema pienamente funzionante, ho testato il gioco con gruppi diversi per età e interessi e, una giocata dopo l’altra, ho perfezionato il regolamento nei minimi particolari.

Hai dovuto fare un investimento economico per la realizzazione di questo gioco da tavolo?

No, se non la stampa e la realizzazione dei prototipi, ma poca cosa.

Hai studiato recitazione a Roma. Ti va di parlarci meglio di questa esperienza?

Ho studiato recitazione a Roma presso Officina Pasolini, sezione teatro, e presso l’Act School di Nicola Donno, una scuola di recitazione cinematografica. Sono arrivata a Roma a inizio 2021, per cui c’era ancora l’obbligo delle mascherine anche a lezione e questa cosa ci ha un po’ limitati. Il secondo anno a Roma è stato diverso. Entrambe le scuole mi hanno insegnato qualcosa ma ho mantenuto sempre la mia identità.

Hai anche lavorato in diversi progetti cinematografici e televisivi. Ora siamo curiosi Raccontaci quali sono i più salienti e che esperienze sono state per te…

Sicuramente l’ultima esperienza sul set di “Iddu”, diretto Fabio Grassadonia e Antonio Piazza al fianco di Elio Germano è stata molto intensa, anche se breve, e mi sono divertita moltissimo! Purtroppo non posso rivelare nulla di più!

Una cosa che sto trovando parallelamente molto stimolante, è iniziare a lavorare sul mio spettacolo, sui miei soggetti e sui miei films. Chissà cosa succederà! Io, intanto, immagino e creo.

C’è qualcosa, sul mondo della recitazione, che hai scoperto solo quando ci sei entrata e che ti sarebbe piaciuto sapere prima d’iniziare il tuo percorso di studi?

No. Nessun segreto, nessuna formula precisa, è tutto da scoprire sulla pelle, è tutto mutevole e fortemente personale. Forse, però, avrei voluto avere un attore in famiglia perché ciò mi avrebbe aiutata a prendere prima questa mia scelta fuori dal coro e per avere già dei contatti nel mondo del teatro o del cinema.

Ci sono mai stati momenti in cui hai pensato di mollare tutto?

Sì, certamente, ma tutte le volte, pochi giorni dopo il crollo emotivo, ho avuto notizie incredibilmente positive. A un certo punto, ho smesso di scoraggiarmi. Non potrei mai mettere da parte questa mia ambizione, è impossibile per me, perché è ormai intrecciata con la persona che sono.

Com’è stato il passaggio dal vivere a Palermo all’abitare a Roma?

All’inizio molto entusiasmante: avevo le lezioni e gli impegni dell’accademia di recitazione e vivevo accanto alla scuola in un quartiere tranquillo, Ponte Milvio. Il secondo anno, invece, frequentavo diverse realtà, è terminato il coprifuoco, ho cambiato casa e iniziato a percepire Roma come una città difficile, caotica ed enorme. In più, mi mancava tantissimo il mare. A volte andavo in Vespa a Fregene, solo per vederlo.

Quali sono i costi medi per affittare una stanza o un appartamento nella capitale?

Direi sui 500-600 Euro il mese per una camera singola modesta.

Che quartieri consiglieresti ai nostri lettori per vivere bene spendendo il giusto?

Consiglio di prendere un’abitazione che consenta di andare a piedi nel posto in cui si deve studiare/ lavorare. Non c’è un quartiere specifico più giusto in cui stare, anche se so che il Pigneto è il quartiere degli attori per antonomasia.

Quali sono, secondo te, i pro e i contro del vivere a Roma?

Pro: c’è sempre qualcosa da fare, qualche evento a cui partecipare, sei nel cuore pulsante del cinema italiano.

Contro: per arrivare a quell’evento devi attraversare una città immensa e caotica. Anche vedersi con un amico che non vive vicino è molto difficile. Soffrivo un po’ perché uscire la sera non era semplicissimo come a Palermo, in cui il centro storico raccoglie più o meno tutte le attrazioni, mentre Roma è fortemente dispersiva.

Torniamo a “Sipario”. Come sei riuscita a pubblicarlo?

Ho inviato delle mail a diverse case editrici. Nessuna rispondeva. Una disse che i giochi sul teatro non si vendono… e poi ha risposto Giochi Uniti.

Era l’estate del 2020 e c’era il Covid-19, anche se a luglio c’erano meno limitazioni. 

Mi hanno detto che l’idea del gioco era interessante e che avrei potuto mandare il mio prototipo a Napoli, dov’era la sede della casa editrice, o che, in alternativa, se fossi stata da quelle parti, sarei potuta andare personalmente a testarlo con loro. 

Abitavo a Palermo ma non ci ho pensato due volte e, guidando una Panda, le mie amiche ed io siamo partite alla volta di Napoli, perché sapevo che solo provando il gioco in nostra compagnia le persone della casa editrice avrebbero capito appieno le sue potenzialità. 

Dopo qualche turno di gioco, mi è stato subito detto che sarebbe stato messo a catalogo. Il rappresentante era entusiasta!

Lo hai presentato al Lucca Comics. Cosa puoi raccontarci in merito?

È stata un’esperienza incredibile e fortemente gratificante.

Non appena sono arrivata, ho visto dei ragazzi che stavano giocando al mio gioco letteralmente rotolare per terra per le risate. Il rappresentante di Giochi Uniti mi ha accolta dicendo che già una buona parte delle copie era stata venduta ed eravamo soltanto all’inizio del secondo giorno.

Poi mi sono messa a giocare con le persone che passavano dall’area dedicata, che mi hanno riempita di entusiasmo e complimenti. Volevano acquistare subito il gioco e volevano che lo firmassi per loro. Ho capito che devo imparare a fare delle dediche decenti…

“Sipario” sta vendendo molto. Te lo aspettavi?

A primo impatto direi di no ma poi ci penso bene e, invece, direi che sì, dentro di me lo sentivo, perché ho sempre visto le persone giocare e ridere fino alle lacrime. Sono molto felice di aver potuto inventare  un’esperienza di creazione positiva e priva di giudizi.

Che consigli daresti ad altre persone che vorrebbero lanciare un loro prodotto nel mercato?

Presentare l’idea alle case editrici quando è pronta e pienamente collaudata con una presentazione accattivante. Non smettere di crederci, anche se molte case editrici dicono “no”. Chiusa una porta, si apre un portone!

Ti piacerebbe, in futuro, realizzare altri giochi da tavolo?

Sì, mi piacerebbe inventarne uno a tema cinema.

Adesso sei un’attrice professionista. Quali sono, nella tua opinione, i pro e i contro di questo lavoro?

I pro: amo questo mestiere. Per me recitare è una linfa vitale così nutriente che non lo vivo come un lavoro ma come uno scopo.

I contro sono sicuramente che è un lavoro instabile e che, se non sei ancora arrivato al successo, sei costretto, il più delle volte, a vivere una situazione un po’ precaria e a fare altri lavori paralleli.

Hai mai pensato di andare a studiare recitazione, o di lavorare come attrice, all’estero?

Sì, recentemente ho fatto un’esperienza a Londra con un actor coach rinomatissima, per intenderci, l’actor coach di Sharon Stone, Charlize Theron, Brad Pitt, Jim Carrey… Si tratta di Ivana Chubbuck. Con lei ho fatto un’esperienza intensissima.

Vorrei cercare un’agenzia cinematografica a Londra per fare dei provini internazionali. Prima o poi, spero di riuscirci!

Se potessi ottenere il tuo ruolo ideale, quale sarebbe?

Mi piacerebbe sperimentare  tantissimi ruoli per conoscere e giocare con tutte le parti di me che conosco e che non conosco. Mi piacerebbe moltissimo fare un film o una serie in cui ho dei superpoteri! O, ancora, un film d’azione in cui devo fare la tipa tosta che rapina una banca o che è inseguita dai cattivi.

Saluta i nostri lettori con la frase di un film o di uno spettacolo teatrale che per te significa molto…

Mi piace molto il titolo di un film di Woody Allen, che, casualmente, era anche il nome di uno dei primi prototipi del gioco, in quanto invita all’improvvisazione: Basta che funzioni!

Per seguire e contattare Tea:

E-mail: te********@gm***.com

Social: Instagram @teeeeeeeeeeeeeeea (15 e)

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